E’ l’Istat a dirlo: è previsto un calo del potere di acquisto degli stipendi del 5%. Tutta colpa dell’inflazione, che ha cominciato ad aumentare in concomitanza con lo scoppio della guerra in Ucraina e della crisi energetica che sta colpendo l’economia.
Ormai non è altro che un fatto di cui prendere atto: l’inflazione si è abbattuta sugli stipendi degli italiani. Non deve sorprendere; sono mesi, se non anni, che le retribuzioni sono bloccate: il mondo del lavoro soffre ancora il contraccolpo dopo i due anni difficili causati della pandemia.
Al contempo i prezzi hanno subito un’impennata, in particolar modo i beni di prima necessità, i carburanti e l’energia. Sono stati raggiunti picchi tali da costringere direttamente il governo ad intervenire.
Insomma, è evidente che l’inflazione, in questo periodo, sia molto più rapida a crescere rispetto alle retribuzioni contrattuali: il potere di acquisto diminuisce e così gli italiani rischiano di diventare più poveri. Non a caso il Ministro del Lavoro, Andrea Orlando, ha già messo le mani avanti, manifestando la possibilità che gli aiuti economici siano riservati solo a quelle aziende che aumenteranno gli stipendi ai dipendenti.
I calcoli Istat
Secondo quanto registrato dall’’Istat, nel primo trimestre del 2022, si è verificata una crescita “contenuta” delle retribuzioni contrattuali. I livelli di incremento, però, non sono sufficienti a compensare l’inflazione.
Si stima un calo del potere di acquisto del 5% a fine 2022. Per fare un esempio pratico, è come dire che su uno stipendio di 2.000 euro al mese, se ne perderanno 100 a causa dell’inflazione. Su un anno intero, i lavoratori saranno privati di 1.200 euro causa inflazione, una cifra che poteva essere dedicata a moltissime spese quali: pagare le bollette, le spese condominiali ma anche una vacanza.
Si rischia la crisi sociale
Il Ministro Orlando, in un’intervista al Manifesto, ha paventato l’ipotesi di una crisi sociale. Il governo starebbe già stanziando dei fondi per evitare che questo si verifichi. Tuttavia, è necessario anche instaurare, secondo il ministro, un meccanismo di “dare e avere”.
Orlando propone un accordo comune, in cui gli aiuti alle imprese sono riconosciuti solo a coloro che si sono impegnati in un rinnovo dei contratti.
Confindustria ha già bollato l’idea come un “ricatto” da parte del ministro del Lavoro. Secondo Orlando si tratta di una reazione spropositata, e che non tiene conto della grave situazione che rischia di aprirsi per colpa dell’attuale scenario economico e politico.