Chi ha un account su PayPal deve farlo presente all’Agenzia dell’entrate? Può essere considerato come un conto corrente ordinario? Il Fisco può fare dei controlli? Sciogliamo tutti questi dubbi
L‘Agenzia delle entrate ha la possibilità di venire a conoscenza del mio conto PayPal? Può controllare i miei incassi?
La preoccupazione di un controllo fiscale per chi effettua spesso operazioni sulla piattaforma di servizi di pagamento digitale e di trasferimento di denaro tramite Internet fondata da Elon Musk innesca il timore che possa essere monitorato dal fisco. Ma, trattandosi di un conto corrente estero, è soggetto alle stesse regole degli altri conti ordinari?
PayPal, bisogna dichiarare il proprio conto alla Agenzia delle Entrate? Tutto quello che c’è da sapere sui rapporti con il Fisco
L’Agenzia delle Entrate ha il diritto di controllare il conto corrente di ogni italiano, è un fatto notorio, compreso quindi il saldo e i singoli movimenti di denaro.
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Tale trasparenza ha spinto numerosi contribuenti a dirigersi, quindi, verso le cripto valute e i conti esteri come, appunto, PayPal. Questo servizio è usato anche per chi fa piccoli pagamenti, spesso collegati ad acquisti sui siti di e-commerce.
I contribuenti non hanno l’obbligo di dichiarare al fisco dell’apertura di un conto corrente, sia esso bancario o postale. Questo vale se riguarda istituti nazionali, cioè situate all’interno dei confini del nostro paese. Ciò accade perché l‘Agenzia delle entrate possiede già un report di essi attraverso l’Anagrafe dei conti correnti.
É la percezione del reddito che va dichiarato, non il momento in cui esso confluisce in un conto. A meno che non si rientri nei casi di esenzione.
PayPal, però, è un conto corrente estero. Allora, come ci si comporta? Essi vanno tutti dichiarati ai fini del monitoraggio fiscale a patto che la giacenza media trimestrale sia superiore a 5mila euro oppure quando il conto ha superato, anche per un solo giorno, l’importo di 15mila euro.
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In caso in cui si rientri in tali circostanze bisognerà pagare un’imposta chiamate IVAFE (imposta sul valore delle attività finanziarie detenute all’estero) che corrisponde al 2 per mille ossia allo 0,2% dell’importo alla fine dell’anno.