Pos: come scegliere il migliore e pagare meno commissioni

A partire dal 1° luglio, tutti gli esercenti avranno l’obbligo di possedere il Pos, il dispositivo che permette di pagare in modalità elettronica. Chi non l’ha già fatto dovrà dotarsi di questo strumento per dare la possibilità a suoi clienti di usarlo. Tuttavia, la questione delle commissioni continua a far discutere.

Tra pochi mesi diventerà obbligatorio per tutti gli esercenti e chi si rifiuterà la possibilità di pagare tramite questo strumento potrà essere denunciato. Si tratta dell’ennesima misura adottata dal governo per cercare di combattere l’evasione fiscale.

Tuttavia, non è una misura universalmente accettata con gioia. I principali detrattori si attaccano ad un elemento fondamentale: le commissioni. Ogni qualvolta si fa un pagamento sul Pos si deve pagare una percentuale a chi mette a disposizione questo modo di pagamento, ossia alle banche o altri gestori.

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Il governo ha deciso di andare incontro agli esercenti e ha stabilito una serie di incentivi, riguardanti le commissioni, l’acquisto dello stesso Pos e di altri sistemi di incasso.

Pos: come scegliere il migliore

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La scelta del Pos dipende moltissimo dal tipo di attività che si svolge. Esistono due grandi categorie su cui basarsi.
Il Pos senza canone mensile fisso non prevede un pagamento fisso, ma, con questo strumento, si paga ogni transazione digitale: di solito la commissione per transazione è molto alta. Alcuni gestori prevedono pure una commissione fissa, a seconda della carta utilizzata, ma alcuni propongono tassi variabili a seconda della carta utilizzata nel pagamento. Il Pos a canone fisso o abbonamento ha dei costi di commissione generalmente più bassi, ma si paga un canone mensile semplicemente per poter utilizzare il Pos stesso.
Dopo aver chiarito queste due grandi differenze, si può approfondire con ulteriori specifiche. Innanzitutto è necessario guardare con attenzione il piano tariffario base e se c’è un tetto massimo di incassi annuali. Alcuni operatori potrebbero aumentare i costi se si supera la cifra massima. Al contrario, ci possono essere altre specifiche contrattuali che obbligano ad avere un numero minimo di transazioni. Infine, alcuni Pos permettono di stipulare delle convenzioni con alcuni circuiti in modo da abbattere i costi delle commissioni.

Pos: quali sono i crediti d’imposta per recuperare le commissioni

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Esistono dei bonus per incentivare l’acquisto di Pos di ogni tipo in forma di credito di imposta.
Fino al 30 giugno 2022 è attivo un credito d’imposta del 100% sulle commissioni delle transazioni, che, a partire dal 1° luglio, scenderà al 30%.
Questo bonus è riservato ad attività di impresa, arte o professioni con ricavi e compensi relativi all’anno precedente di importo fino a 400.000 euro.
Sempre fino al 30 giugno c’è anche il credito d’imposta per l’acquisto, il noleggio o l’utilizzo di strumenti che permettano ai clienti il pagamento con carte e bancomat. E’ riservato solo per l’acquisto di Pos collegati ai registratori di cassa telematici, per un importo massimo di 160 euro, per un massimo del 70% della spesa. L’incentivo è godibile in percentuali sulla base dei ricavi e dei compensi:
– i soggetti con ricavi e compensi inferiori ai 200.000 euro avranno accesso al 70% della spesa;
– coloro con ricavi e compensi tra i 200.000 euro e 1 milione possono accedere a un ammontare pari al 40%;
– a chi supera 1 milione di ricavi e compensi, ma rimane sotto i 5 milioni, viene concesso il 10% di rimborso.

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