Superata la minacciata crisi di governo, vanno avanti i lavori per la riforma del catasto. I nuovi lavori cambieranno molte cose: c’è chi teme un aumento delle tasse, anche se il governo sottolinea che la riforma non è legata in alcun modo ad un aumento della pressione fiscale.
Procede, con qualche inghippo – come la minaccia di aprire una crisi costituzionale – la riforma del catasto, voluta dal governo Draghi. Parte della maggioranza – e non – sembrano essersi fatte una ragione del nuovo procedimento legislativo. Ed altrettanto dovranno fare i cittadini.
Il governo rassicura – e l’ha pure messo nero su bianco – che la riforma non ha alcuna intenzione di aumentare il gettito fiscale legato agli immobili. Tuttavia, sembra difficile prendere per buona una simile affermazione.
Il catasto è stato creato con la specifica funzione di registrare il valore degli immobili, in modo da procedere con una tassazione più equa. Catasto e tasse sono i due capi di una stessa linea: per questo motivo, la notizia di una riforma aveva provocato una levata di scudi.
Chi rischia di pagare di più
Del resto, sono ben 30 anni che il catasto italiano non viene aggiornato e molte cose, di certo, sono cambiate nel giro di tre decadi.
Bisogna ricordare che moltissime imposte e tasse sono legate al valore degli immobili, che è stabilito dalla classificazione catastale: IMU e tasse di successione si basano proprio sulla classificazione catastale.
La riforma potrebbe riportare un po’ di equilibrio nell’attuale classificazione: dal 1989, la situazione di molti immobili può essere mutata radicalmente, tra aumento e perdite di valore.
Se un immobile ha subito una ristrutturazione, interna ed esterna, ciò influirà su un aumento della sua rendita catastale. Al contempo, un’abitazione che si trova in un quartiere che è andato in degrado potrebbe scendere di classe e, quindi, il suo proprietario dovrà pagare meno imposte.
Secondo i calcoli della Uil, le rendite catastali potrebbero aumentare anche del 128%, con un ulteriore picco nelle principali città italiane. A Trento, si stima persino una crescita del 183%. Se si prendono per vere queste stime, allora si deve dare per certo anche un aumento dell’IMU, che potrebbe aggirarsi intorno al 75%.