La nuova forma di sostegno alle famiglie da una mano, ma per alcune persone erano sicuramente migliori le precedenti forme di aiuto. Alcune categorie che prima non avevano diritto adesso possono rientrare, ma altri vedono inevitabilmente abbassarsi la propria busta paga.
Questo marzo è stato introdotto l’assegno unico, sancendo il definitivo tramonto di assegni familiari e detrazioni fiscali.
Questa nuova misura di welfare è stata al centro di tante discussioni, principalmente perché alle persone interessava capire se realmente costituisse una forma più vantaggiosa rispetto a quelle già in vigore. La risposta non è uguale per tutti, resta il fatto che lo stipendio si è abbassato in maniera pressoché generale visto che non si potranno più usufruire delle detrazioni.
Secondo quanto rilevato dall’Istat, il 68% delle famiglie trarrà vantaggio dal nuovo assegno unico universale. Tra questi si possono annoverare i lavoratori autonomi e i disoccupati, che non potevano beneficiare delle precedenti misure. Il tasto dolente arriva per i nuclei che si supportano grazie al lavoro dipendente. Il 30% di questi avrà un saldo negativo. Se si contano poi le variazioni introdotte per quanto riguarda il Bonus Renzi, la perdita per le tasche di molti italiani sale ancora.
Chi ci perde
Tutto dipende dal fatto che il precedente assegno familiare si calcolava in base al reddito familiare, che si basava sul reddito di colui che faceva richiesta, mentre l’assegno unico universale viene calcolato dall’ISEE, che prende in considerazione tutto il nucleo familiare.
Le prime a perderci da questo passaggio saranno le famiglie con un reddito basso ed un’ISEE alto, dovuto alla presenza di uno o più immobili, dell’automobile, di altre fonti di reddito all’interno del nucleo e di alte giacenze sui conti correnti. In cima a queste categorie rientrano i genitori non sposati, le famiglie di cui fanno parte integrante anche i nonni (e che alzano l’ISEE con le loro pensioni), coloro che hanno altri beni al di fuori dello stipendio.