A fine mese non si riceve il bonifico sul proprio conto? Ecco cosa fare
Prima di agire, bisogna conoscere i propri diritti. In primo luogo, come potrà apparire anche ovvio, il diritto a venire pagati costituisce un principio fondamentale, anche perché è attraverso lo stipendio che è possibile il sostentamento proprio e della famiglia.
Il diritto alla retribuzione è sancito dall’art. 36 della nostra Costituzione, che specifica che il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e alla qualità del suo lavoro e che basti per assicurare un’esistenza dignitosa.
Ma cosa succede se il datore di lavoro non provvedere a pagare lo stipendio?
Sollecito di pagamento
Nel caso in cui non si venisse pagati, la prima azione da fare è quella di far presente il fatto al proprio datore attraverso un sollecito di pagamento redatto da un avvocato.
Se il legale lo ritiene opportuno, si può spedire anche una lettera di diffida ad adempiere.
Attraverso la lettera, il datore di lavoro sarà sollecitato a provvedere al pagamento il prima possibile, ma sarà anche messo in mora. L’invio della lettera ha uno scopo processuale. Nel caso in cui si dovesse poi procedere per vie legali, il giudice potrà prendere in considerazione la diffida ad adempiere rispetto alla prolungata mancanza di pagare lo stipendio, come un comportamento in malafede. Per tutta questa serie di ragioni, la lettera può essere uno strumento risolutore, che non costringe a spendere troppi soldi.
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Ingiunzione di pagamento
Se il datore di lavoro persiste nel non pagare, anche dopo la diffida, si può provare con un’ingiunzione di pagamento. Con questo strumento si può far ricorso ad un giudice del lavoro per ottenere un provvedimento di condanna nei confronti del datore di lavoro moroso.
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Questo procedimento giudiziario ha un costo non molto alto e tempistiche abbastanza brevi. I costi da sostenere sono solo la marca da bollo da 27 euro ed il contributo unificato. La durata media invece è di circa 30 giorni lavorativi, a partire dal giorno di deposito.