La vedova del famoso cestista Kobe Bryant ha deposto in tribunale in una causa intentata contro la contea di Los Angeles. Il processo riguarda la violazione della privacy a causa di alcune foto
Il 26 gennaio 2020 è una data che verrà sempre ricordata con immensa tristessa da tutti gli appassionati di sport, in particolare dai fan del celebre cestista NBA Kobe Bryant.
Si trovava a borso di un elicottero di sua proprietà partito dall’aeroporto della Contea di Orange-John Wayne insieme alla figlia di 13 anni Gianna e altre sette persone. Il veivolo è precipitato a causa della nebbia fitta, lasciando senza scampo tutti i passeggeri.
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Nel marzo scorso lo sceriffo della contea di Los Angeles Alex Villanueva aveva reso noto che otto vice sceriffi sarebbero finiti sotto inchiesta rischiando un’azione disciplinare con la motivazione di aver diffuso delle immagini scattate sul luogo dell’incidente aereo che ha coinvolto Kobe Bryant, sua figlia e altre sette persone.
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La vedova del famoso giocatore del Lakers ha intentato una causa per ottenere un risarcimento da un milione di dollari. Sostiene che i primi soccorritori abbiano fotografato i resti umani sulla scena del disastro quasi come fossero “un souvenir” da condividere con altri.
Inoltre, sostiene di aver sofferto di stress emotivo; chiede i danni per negligenza e violazione della privacy.
Così come riportato da diverse fonti sia italiane che estere (come Leggo.it e ABC News), le parole della deposizione di Vanessa Bryant sono state molto struggenti: “Avrei voluto correre giù dall’isolato e urlare, ma non potevo scappare. Non potevo fuggire via, non potevo sfuggire al mio corpo”.
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La sua preoccupazione maggiore è proteggere le altre tre figlie avute dal talentuoso e indimenticabile atleta. Ha timore che un giorno possano visionare quegli scatti: “Non voglio che si imbattano in quelle immagini mai. Nessuno dovrebbe vedere la propria famiglia in quel modo”.