Un nuovo meccanismo da la possibilità di prendere la pensione in anticipo per chi 63 anni. Si chiama quota 102 ed è stata pensata – così come le altre misure analoghe – per favorire il ricambio generazionale all’interno del mondo del lavoro. Ecco come funziona
Quest’anno, sarà possibile andare in pensione in anticipo grazia a quota 102. La misura è rivolta a chi ha almeno 64 anni di età ed ha versato contributi per 38 anni, se non rientra tramite i requisiti ordinari pari, ossia i 41/42 anni e 10 mesi di contributi.
I lavoratori che sono nati entro il 31 dicembre 1959 e che riusciranno a raggiungere i 38 anni di contributi entro il 31 dicembre 2021 potranno rientrare nella quota 100, anche dopo l’apertura della finestra.
Facendo qualche calcolo, i primi pensionamenti con questo metodo dovrebbero essere avvenuti a partire dal 1° maggio 2022 per il settore privato. I dipendenti pubblici, invece, inizieranno ad andare in pensione dal 1° agosto.
Il diritto acquisito entro il 2022 potrà essere fatto valere anche in epoca successiva. In questo modo, chi desidera rimanere ancora nel mondo del lavoro, per aumentare il proprio montante contributivo, potrà farlo senza timori.
I contributi cumulabili e quelli non cumulabili
Il calcolo per i requisiti di accesso alla pensione prenderà in considerazione anche il regime di cumulo, ossia l’utilizzo delle contribuzioni accreditate nell’assicurazione generale obbligatoria, nelle forme esclusive (come quella dei pubblici dipendenti) e sostitutive (gestite dall’Inps) nonché nella gestione separata Inps. Invece, non si potranno considerare le contribuzioni versate nelle Casse dei liberi professionisti. I richiedenti non dovranno essere già titolari di pensione a carico di una delle gestioni citate.
La prestazione non si può unire ad altri redditi derivanti da lavoro dipendente o autonomo; fanno eccezione quelli prodotti da attività autonoma occasionale, nel limite di 5.000 euro lordi annui.
L’anticipo del Tfs o del Tfr
I pubblici dipendenti hanno la possibilità di chiedere l’anticipo del trattamento di fine servizio o di fine rapporto. E’ merito dell’accordo stipulato tra Abi e ministeri competenti, a condizioni economiche agevolate, al pari di quanto previsto per quota 100.
La relazione tecnica della legge di Bilancio ha elaborato una stima su quale sarà l’effetto di quota 102: alla fine dell’anno saranno erogate 16.800 pensioni nuove, con un maggior costo per le finanze pubbliche che si aggirerà intorno ai 175 milioni.
Per il 2023, si ritiene che i nuovi pensionamenti oltrepasseranno le 23.000 unità con un costo di 679 milioni di euro.