Questo è un quesito che imprenditori o commercianti che vogliono assumere si fanno spesso: quanto costa mettere in regola un dipendente part-time? Quando si assume qualcuno, sia esso a tempo pieno o part-time, si sa che i costi sono superiori allo stipendio che si versa ogni mese. Per regolarizzare la sua posizione, si devono versare altre spese come i contributi previdenziali INPS e delle coperture Inail in caso di eventuali infortuni sul lavoro.
Assumere un dipendente ha, quindi, come conseguenza l’onere di diversi costi specifici che sono calcolati attraverso dei parametri precisi, stabili dai contratti CCNL.
Secondo le leggi previste dal sistema italiano, i costi sono determinati da fattori ben precisi, quali: il settore in cui l’azienda; la determinazione dello stipendio in base al CCNL; la tipologia contrattuale; il livello in cui il dipendente è inquadrato; l’orario previsto durante la settimana; eventuali incentivi o sgravi contributivi previsti dallo stato al momento dell’assunzione.
Da questi elementi è possibile risalire al calcolo dello stipendio netto che si deve versare al dipendente part time. Quando si assume con un contratto part time, bisogna stabilire il montante delle ore in cui il dipendente dovrà lavorare. I contratti part-time sono differenziati in base al numero di ore per cui lavora: 18, 20, 24 o 30 ore.
Quando si valuta di assumere un dipendente con contratto part time, oltre al calcolo delle spese nette, bisogna anche avere chiaro quale sarà lo stipendio lordo, dato che le spese che vanno a comporre quest’ultimo sono comunque pagate dal datore del lavoro. Queste spese comprendono: il versamento dei contributi previdenziali, l’assicurazione sanitaria in caso d’infortunio sul lavoro, TFR, permessi e ferie.
Quindi per capire quanto costa un dipendente part time bisogna basarsi sulla retribuzione lorda.
Quando si assumono dei dipendenti, si devono pagare anche le cosiddette addizionali regionali e comunali. Il loro importo dipende da luogo in cui è locata l’azienda e dal tipo di contratto che si effettua per il lavoratore, e anche dallo stato civile del dipendente ossia se sposato o single.
La domanda che si fanno molti è se costi di più assumere a tempo pieno o part-time. Ovviamente, la retribuzione di un dipendente a tempo pieno ha dei costi superiori, mentre le spese queste sono calcolate in modo proporzionale alle ore che lavora un dipendente. Quindi, le tasse pagate avranno un andamento proporzionale che non crea differenze tra le due posizioni.
A fare la differenza possono essere le agevolazioni. Se lo stato stabilisce una diminuzione sulla spesa dei contributi, questa misura potrebbe essere dedicata solo ai dipendenti full time. In questo caso, il dipendente a tempo pieno costerà meno un’azienda.
Proprio per questo motivo, prima di assumere un dipendente, è sempre bene confrontarsi con un commercialista o un consulente del lavoro che possa dare delle informazioni riguardo alle agevolazioni in corso di cui si può usufruire.
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