Il lavoro in nero è una delle più gravi piaghe sociali che affligge l’Italia. Rispetto alla media europea, dove i casi sono molto bassi se non inesistenti, il fenomeno è molto diffuso, soprattutto in determinate categorie professionali. Data la diffusione di questa pratica, un lavoratore deve sapere come tutelarsi anche in questo caso.
Il lavoro in nero affligge in duplice maniera il mondo del lavoro e l’economia italiana. In primo luogo, per colpa del lavoro in nero, lo Stato non percepisce miliardi di euro di tasse e contributi. Il lavoro in nero costituisce l’ennesima forma di evasione fiscale diffusa in Italia.
Ma non è solo la collettività a fare la spesa di questo comportamento. Ogni singolo lavoratore che opera in assenza di un contratto si ritrova scoperto di tutta una serie di tutele e garanzie. Una persona che lavora in nero non si vede i contributi versati e non è coperto dall’assicurazione INAIL. Pertanto, una persona che ha vissuto questa situazione avrà una pensione più bassa (se riuscirà a raggiungere i requisiti per ottenere la pensione) e rischia di non essere tutelato in caso di infortunio sul lavoro.
Questo è un discorso generale che si applica a qualunque lavoratore sia in questa situazione. Tuttavia, il mondo del lavoro e le “avventure” che si possono affrontare sul mondo del lavoro possono essere più complesse. E’ possibile subire dei maltrattamenti o del mobbing a lavoro. In questo caso a chi si deve rivolgere un lavoratore in nero?
Nonostante sia sprovvisto di moltissime tutele, il lavoratore in nero non è totalmente privo di protezione. E’ possibile rivolgersi comunque ad un sindacato per cercare di regolarizzare la propria situazione.
Se si intraprende questa strada, bisogna cercare il proprio sindacato di categoria all’interno del Comune in cui si opera. Dopo aver preso contatto, il sindacato provvederà a fissare un incontro di conciliazione con il datore di lavoro, nel tentativo di regolarizzare la situazione.
Ovviamente non tutte le conciliazioni hanno buon fine, ma le probabilità sono comunque molto alte, visto che, in esito negativo, il lavoratore potrebbe decidere di prendere provvedimenti giudiziari. In questo caso, il datore si potrebbe esporre a rischi, in particolare a gravi sanzioni amministrative che possono ammontare a svariate migliaia di euro.
Oltre al sindacato, il lavoratore può decide di rivolgersi anche all’Ispettorato del Lavoro o alla Guardia di Finanza.
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