L’ondata di truffe legate ai bonus edilizi per la ristrutturazione della casa non si fermano. Il governo ha deciso di inasprire le sanzioni per chi prova a fare il furbo con gli incentivi.
Il lupo perde il pelo, ma non il vizio. I più maliziosi – o i più realisti, a seconda dei punti di vista – potranno dire di averlo previsto; tuttavia, anche tra i più duri pessimisti si tratta di una presa di coscienza che non da molte soddisfazioni.
L’opportunità – perché di questo si tratta – che il governo ha deciso di mettere a disposizione di famiglie ed aziende con l’erogazione dei bonus edilizi, per cercare di far ripartire l’economia ha creato un vortice – anche se uragano sarebbe il termine più adatto – di truffe, imbrogli e frodi.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata mega-truffa di 900 milioni di euro che è stata scoperta dalla Guardia di Finanza e che riguarda migliaia e migliaia di crediti d’imposta.
I crediti d’imposta sono una delle tre modalità con cui si può agevolare degli incentivi fiscali insieme alle detrazioni e allo sconto in fattura.
Il governo inasprisce le pene
In origine, chi si macchiava del reato di rilasciare dichiarazioni infedeli, per permettere l’usufrutto di dichiarazioni non spettanti, rischiava una sanzione che oscillava dai 2.000 euro ai 15.000 euro, per ogni documento falso.
Ora il governo ha deciso di rincarare la dose e ha aumentato le multe con la Legge di Bilancio. I professionisti che emettono documenti falsi, adesso, rischiano una multa da 50.000 a 100.000 euro e la reclusione da due a cinque anni.
Inoltre, per i tecnici che rilasciano la Scia, la segnalazione certificata di inizio attività che permette di iniziare dei lavori senza dover aspettare i controlli preliminari, nel caso di false certificazioni possono incorrere in una multa da 516 euro ed in un anno di carcere.
Un caso simile riguarda il visto di conformità. L’emissione di un documento falso comporta l’accusa di emissione fraudolenta e la reclusione da 18 mesi a 6 anni.