Le prime 10 aziende classificate in Italia offrono uno specchio dell’economia e anche della storia del nostro paese. La contrapposizione tra piccole e medie imprese è palese, ma non è l’unico dato da considerare.
L’Italia è la terra delle piccole e medie imprese. Questa è una delle caratteristiche più note per quanto concerne l’economia del Bel Paese. Ben il 92% delle aziende attive sul suolo italico è costituito da queste due categorie: l’82% dei lavoratori ha un impiego in una PMI.
Il reticolato di attività di piccole o medie dimensioni è il pilastro della nostra economia, ma non si tratta dell’unica realtà da considerare.
C’è anche una minoranza di grandi aziende che si contrappone al tipico andamento italico.
A dominare la top italiana sono i gruppi che hanno una partecipazione statale. I primi due posti sono dominati dal settore dell’energia, con Enel ed Eni, che fatturano rispettivamente 77,3 e 69,8 miliardi di euro.
Le medaglie d’oro e di argento riconfermano la loro supremazia con uno scarto decisamente consistente rispetto agli altri 8 colossi italici. La n° 3, infatti, un’altra azienda attiva nel settore energetico, Gse (Gestore dei servizi elettrici), ha dei guadagni un pochino inferiori ai 30 miliardi. La presenza sul podio della Gse riconferma il dato dichiarato in precedenza: il gruppo è controllato interamente dal Ministero dell’Economia e delle Finanze.
E le aziende “private”?
Per trovare un’azienda senza partecipazione statale, in teoria, basta scendere un gradino dal podio: al 4° posto si trova FCA Italy, con 24,3 miliardi. Nella realtà, bisognerebbe ricordarsi di tutte le sovvenzioni statali di cui la Fiat ha beneficiato nel corso degli anni: insomma, si tratta di un’azienda privata solo quando le fa comodo.
Al 5° posto, tutto ritorna sotto l’ala protettrice statale con la Telecom Italia, l’azienda di telecomunicazioni che fattura 17,9 miliardi di euro.
In sesta posizione si registra la holding dei Benetton, Edizione, un gruppo comprendente molte aziende attive nel mondo delle infrastrutture e dei trasporti (ha controllato per 22 anni l’azienda para-statale Autostrade per l’Italia, con risultati tristemente noti), nel settore immobiliare, della ristorazione e dell’abbigliamento. Anche se il gruppo non ha una partecipazione statale, ha potuto e può godere di molti appalti di aziende pubbliche, che le hanno permesso di aumentare notevolmente i propri guadagni.
Nei penultimi posti – 7° ed 8° – sono sorvegliati a vista da aziende pubbliche, Leonardo (il 30,2% delle quote sono del Ministero dell’Economia) e Ferrovie dello Stato (100% pubblica): i guadagni sono rispettivamente di 13,7 miliardi e 11,9 miliardi.
Il cerchio si chiude con due aziende private. Al 9° posto c’è Prysmian, realtà che si occupa della produzione di cavi da utilizzare nei settori energetico e delle comunicazione, e, al 10°, Saras, azienda controlla la raffinazione del petrolio e la produzione di energia elettrica.
La classifica rispetta tendenza nazionali e non
La top 10 mette in luce degli aspetti che hanno sempre caratterizzato il nostro paese. Tutte le aziende che sono parte della classifica hanno sede in Emilia-Romagna, Lazio, Lombardia, Toscana e Veneto, cinque tra le regioni più trainanti dell’economia italiana (manca solo il Piemonte). Il Sud, come sempre, rimane sempre escluso.
Inoltre, i settori dominanti si riconfermano sempre gli stessi, in Italia e all’estero: ai primi posti ci sono energia e comunicazione. L’unica azienda della classifica a discostarsi dalla macro-tendenza è Fca, la sola a rappresentare l’industria pesante.
Il settore manifatturiero e della moda, per cui l’Italia è tanto nota all’estero, non è riuscito nemmeno a raggiungere gli ultimi posti.