Anche i titolari di Partite Iva hanno a propria disposizione un fondo che ha funzioni molto simili a quelle della cassa integrazione.
Si chiama Iscro ed è la cassa integrazione per le partite Iva. Si tratta di una novità assoluta introdotta grazie alla legge di Bilancio 2021.
Le indennità versate dall’Iscro saranno un diritto dei contribuenti titolari di partita Iva in grado di soddisfare alcuni requisiti. Si tratta di un metodo per cercare di fornire sostegno alla categoria dei liberi professionisti.
Infatti, solitamente la cassa integrazione è un intervento riservato a lavoratori dipendenti.
Lo ha ribadito anche il viceministro all’Economia, Antonio Misiani: la misura è stata adottata per dare un aiuto a delle categorie spesso trascurate, in modo simile a quello che viene dato ai dipendenti. Il fondo – che non è ancora operativo – sarà in grado di erogare un sostegno mensile compreso tra 250 ed 800 euro al mese, per un lasso di tempo non superiore ai 6 mesi.
Per avere diritto a questo tipo di contributi ci sono dei requisiti da soddisfare. In primo luogo, bisogna essere iscritti alla Gestione separata Inps, avere prodotto un reddito da lavoro autonomo inferiore della metà al reddito conseguito nei tre anni precedenti all’anno di presentazione della domanda; avere aperto la P.IVA da almeno 4 anni; non avere un reddito superiore a 8.229,76 euro per il 2022.
Inoltre, si può usufruire del contributo una sola volta: quindi chi percepisce l’assegno di sostegno in un anno, non può fare richiesta anche l’anno successivo.
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Ad usufruire del fondo saranno circa 300.000 persone. Sono tutti liberi professionisti che non appartengono a nessun Ordine specifico. Tra questi si possono annoverare: comunicatori, web manager, pubblicitari, traduttori e venditori porta a porta.
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Tutti coloro che hanno le carte in tavola per fare domanda, dovranno rivolgersi all’INPS entro il 31 ottobre di ogni anno. Quando si fa domanda, il richiedente deve auto-certificare i redditi che ha prodotto in tutti gli anni di interesse, a meno che non l’abbia già fatto e, quindi, i dati siano già in possesso dell’istituto.
L’INPS inoltrerà i dati all’Agenzia delle entrate, che si occuperà degli opportuni controlli e darà il via libera per l’erogazione del fondo.
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