L’infermiere è una figura fondamentale nei nostri ospedali, anche se spesso scarseggia: ma quanto guadagna questa figura professionale?
Durante il periodo più critico della pandemia, l’attenzione è stata focalizzata sugli infermieri, veri eroi che hanno sacrificato la propria sicurezza per assistere i pazienti negli ospedali. Tuttavia, una volta superata l’emergenza, si sono evidenziati alcuni problemi persistenti nel sistema sanitario italiano. Tra questi, le aggressioni al personale sanitario, la carenza cronica di infermieri nelle strutture pubbliche e la preferenza per le strutture private per motivi economici.
Ma quanto guadagna un infermiere in Italia? Esistono disparità tra le regioni del Nord, Centro e Sud? E cosa succede all’estero? Per rispondere a queste domande, è importante comprendere il percorso e le mansioni di questa figura professionale. Per diventare infermiere in Italia, è necessario completare un corso universitario triennale in Infermieristica e successivamente iscriversi all’Ordine delle Professioni Infermieristiche. Esistono anche lauree specialistiche biennali e master di specializzazione che consentono di lavorare in settori specifici come la sanità pubblica, la psichiatria o la pediatria.
Le mansioni dell’infermiere includono l’assistenza al paziente, la prevenzione delle malattie, la riabilitazione e la promozione di uno stile di vita sano. Si occupano di identificare i bisogni di salute, pianificare gli interventi assistenziali, collaborare con altri operatori sanitari e garantire l’applicazione delle prescrizioni mediche. Gli infermieri sono professionisti fondamentali nel sistema sanitario, dotati di competenze multidisciplinari e responsabilità significative nella cura e nell’assistenza ai pazienti.
La professione infermieristica, essenziale nel sistema sanitario, si caratterizza per una vasta gamma di mansioni. E una presenza sia nel settore pubblico che in quello privato. Tuttavia, la questione salariale riveste un’importanza cruciale e suscita diverse riflessioni.
Nel settore pubblico, gli infermieri sono soggetti a diversi inquadramenti contrattuali, con stipendi variabili in base all’esperienza e ai compiti svolti. Secondo il Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro (CCNL) Sanità, il salario annuo medio si aggira intorno ai 29.233 euro lordi, con l’ultimo rinnovo contrattuale del 2022 che ha previsto un aumento mensile di circa 175 euro.
Le retribuzioni annuali variano tra i 24.157,28 euro e i 32.081,46 euro lordi, a seconda del contesto lavorativo. Gli straordinari, le indennità per i turni notturni e altre prestazioni extra contribuiscono a integrare il reddito degli infermieri. Tuttavia, esistono differenze significative tra le regioni italiane. Le retribuzioni nel Nord e nel Centro del paese sono generalmente superiori rispetto al Sud, con picchi salariali nelle regioni come Liguria, Lombardia e Toscana, dove gli infermieri possono guadagnare fino a 2.792 euro al mese. Al contrario, in Sicilia, Veneto ed Emilia-Romagna, i salari medi oscillano tra 1.650 e 1.952 euro al mese.
Nel settore privato, i salari degli infermieri tendono a essere simili o leggermente inferiori rispetto al settore pubblico, con una media di circa 1.500 euro al mese netti. Tuttavia, le variazioni possono essere significative in base all’azienda e alla posizione ricoperta. Ad esempio, gli infermieri nei pronto soccorso e nelle sale operatorie possono raggiungere i 2.000 euro netti al mese, mentre quelli in posizioni dirigenziali possono arrivare a 3.000 euro.
È importante sottolineare che, oltre allo stipendio base, gli infermieri possono beneficiare di straordinari, premi e benefit, che contribuiscono a incrementare il loro reddito complessivo. Inoltre, sempre più infermieri scelgono di lavorare come liberi professionisti, offrendo i propri servizi con una tariffa stabilita autonomamente, anche se questa soluzione può presentare alcune sfide, come la difficoltà nell’ottenere incarichi dalle cooperative.
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