Può capitare a tutti di comprare distrattamente un prodotto scaduto. In questo caso come ci si comporta? Si ha diritto a un risarcimento o a una sostituzione? Sveliamo tutte le informazioni
I tempi moderni ci hanno abituato alla frenesia; svolgiamo molte attività perennemente di fretta, a volte spinti dalla necessità e dall’abitudine.
Una di queste è sicuramente la spesa alimentare. Alcuni riescono a ritagliare un momento per farla con calma, programmandola tra le molteplici commissioni casalinghe. Altri, invece, sono costretti a incastrarla tra il lavoro, l’accompagnare i figli a scuola, appuntamenti vari, magari a fine giornata quando si è già abbastanza stanchi. Si entra al supermercato per comprare “giusto due cose” e si esce con il carrello stracolmo. Alzi la mano a chi non è mai capitato. Può accadere che, per distrazione, si acquistino prodotti con la data di scadenza già superata. Magari siamo soliti consumare sempre le stesse cose, della stessa marca: dobbiamo semplicemente allungare la mano sugli scaffali o nel banco frigo senza nemmeno pensarci. Cosa accade, però, se una volta tornati a casa ci si accorge che il bene acquistato è scaduto? Di chi è la responsabilità?
Il supermercato ha il dovere di mettere a disposizione dell’acquirente prodotti sempre freschi e con una data di scadenza lontana nel tempo.
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Niente deve essere lasciato alla disattenzione; ovviamente bisogna riservare un occhio di riguardo verso i beni più facilmente deperibili come latticini in generale, gli insaccati, il pesce, la carne, ecc. Il punto vendita, inoltre, deve garantire la massima igiene dell’ambiente e la pulizia degli scaffali dove vengono riposti.
Le aziende produttrici devono apporre sulle confezioni la data di scadenza in modo chiaro e leggibile, con caratteri indelebili, e in una posizione facilmente individuabile.
Quali sono le normative al riguardo? La stessa data di scadenza deve indicare:
Non solo, è anche obbligatorio specificare le modalità di conservazione come, per esempio, la temperatura e le condizioni ambientali.
Se il consumo di un prodotto scaduto causa un danno all’acquirente (ad esempio un’intossicazione), il primo a risponderne è il produttore. Se questi non è rintracciabile, subentrano nella responsabilità il fornitore o il venditore.
IMPORTANTE: l’incombenza non è MAI dell’acquirente che non ha guardato con attenzione la scadenza di scadenza, bensì è di chi messo in vendita sullo scaffale un prodotto non idoneo. La legge pone per il venditore una sanzione amministrativa pari a una somma variabile da 5.000 a 40.000 euro.
Bisogna però dimostrare che il danno è derivato esattamente dall’uso specifico del prodotto scaduto (il nesso causale). Non è sempre facile.
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É sempre buona abitudine non buttare mai lo scontrino prima di avere controllato i prodotti comprati al supermercato o in un negozio di alimentari. Se vi accorgete che tra essi ce ne sono di scaduti, avete il diritto di chiedere un rimborso o la sostituzione dei beni interessati.
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