Buste paga più corpose per incentivare il ritorno delle mamme al lavoro.
L’Italia è stato e, purtroppo, è ancora un paese dove il gap salariale o lavorativo tra uomini e donne è piuttosto marcato. Sono ancora molte le donne che decidono di rinunciare alla propria carriera per stare a casa, a prendersi cura dei figli. Per via di queste percentuali il nostro paese si piazza sempre in fondo alle classifiche europee riguardanti i dati occupazionali nei paesi della comunità. Insomma, non siamo proprio un paese all’avanguardia…
Per cercare di arginare questa tendenza, il governo ha deciso di erogare degli incentivi per incoraggiare tutte le madri che devono concludere il congedo di maternità.
Si tratta di uno sconto contributivo del 50% e sarà presente in busta paga. In questo modo lo stipendio sarà un po’ più sostanzioso. La modalità e le tempistiche con cui tale formula verrà applicata non sono ancora ben prestabilite, ma pare di capire che le donne che faranno rientro poco prima dal congedo di maternità potranno beneficiare di più mesi di sconto. Tuttavia non è necessario rinunciare al periodo di congedo facoltativo, che segue a quello di obbligatorio di 5 mesi, come invece era previsto per i voucher che permettevano di pagare dei servizi di babysitting, che erano stati dati nel 2012 con la Legge Fornero.
Si tratta di un bel cambio di tendenza per le politiche del lavoro delle pari opportunità in Italia. Finora, la normativa aveva sempre cercato di incoraggiare congedi sempre più lunghi, fino ad arrivare al licenziamento o alle dimissioni. Grazie all’indennità Naspi, le neo-mamme potevano lasciare il loro posto senza indennità durante il primo anno di maternità.
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L’idea di uno sconto contributivo in busta paga è stato reso possibile grazie ai 52 milioni stanziati nel Fondo di sostegno alla parità salariale di genere. La cifra, in realtà, è destinata anche ad un altro incentivo che ha lo scopo di far diminuire la disparità di sesso. Si tratta del congedo per i padri, che è diventato obbligatorio ed è stato fissato a 10 giorni. Il periodo ovviamente sarà retribuito e si dovrà utilizzare nei primi 5 mesi di vita del figlio.
Queste due disposizioni non si inseriscono solo nell’attuale Legge di Bilancio, In realtà fanno parte di un piano quinquennale, il Piano strategico nazionale per la parità di genere, che ha la finalità di far allineare il nostro paese con gli standard europei entro il 2025.
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