Alcuni lavori gravano negativamente sulla salute di una persona. Non parliamo solo di salute fisica ma anche di quella mentale: ecco quali
Il lavoro nobilita l’uomo, dicevano. Ma è sempre così? Il mondo del lavoro, in generale, è spesso responsabile di generare stress e tensione nelle persone, e le motivazioni di tale fenomeno possono variare ampiamente.
Le gravi ripercussioni del lavoro sul benessere mentale e fisico dei lavoratori sono evidenti. Desiderare un’occupazione che susciti passione, diverti e allo stesso tempo garantisca ottimi guadagni è il sogno di tutti. Purtroppo, sono pochi coloro che hanno la fortuna di vivere una simile esperienza, mentre per la maggioranza il lavoro rappresenta la principale fonte di ansia e preoccupazione.
Diversi problemi affliggono la maggior parte dei lavoratori, ma tre di essi in particolare emergono come cause principali di danni alla salute. La ricerca di un equilibrio tra lavoro e benessere personale diventa quindi cruciale per mitigare gli effetti negativi che l’ambiente lavorativo può avere sulla vita di ciascun individuo.
Un eccessivo carico di lavoro, con l’obbligo di affrontare compiti in quantità eccessiva entro scadenze strette e senza errori, provoca un notevole stress. La costante pressione e la paura del licenziamento hanno impatti negativi sulla salute a lungo termine, compromettendo l’efficacia lavorativa e aumentando l’ansia legata alla possibilità di commettere errori e perdere il proprio impiego.
La disoccupazione, che si verifichi per incapacità di trovare lavoro o a causa di licenziamento, influisce negativamente sulla salute. Questa condizione può scatenare malattie mentali, disturbi fisici, malattie cardiovascolari e stress derivante dall’incertezza finanziaria per il futuro. La mancanza di sicurezza economica può anche portare a problemi di inclusione sociale, mentre l’assenza di un’occupazione significativa durante la giornata può generare sensazioni di vuoto e solitudine.
Analogamente, il lavoro precario, con contratti a tempo determinato, genera ansia e preoccupazione sul futuro. L’incapacità di pianificare a lungo termine, data l’incertezza sulla continuità occupazionale, è associata a livelli più elevati di fibrinogeno nel sangue, una sostanza correlata allo sviluppo di malattie cardiovascolari, sia per chi è disoccupato che per chi svolge lavori precari, come evidenziato da vari studi.
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