Ecco i 5 robot all’avanguardia che aiutano a far fronte all’inquinamento ecologico del mare e delle spiagge per colpa della plastica.
Da circa vent’anni a questa parte grandissima importanza è stata dedicata alla lotta contro l’inquinamento. La strada da fare è ancora lunga e le montagne di rifiuti da recuperare sono ancora alte, se non altissime, per fortuna, le nuove tecnologie danno una mano consistente da questo punto di vista, soprattutto se si considera che molti dei posti da cui recuperare i rifiuti sono impervi e i rifiuti possono essere di difficile raccolta e se si tratta di micro-plastiche. Secondo Nature Sustainability esistono circa 177 tecnologie dedicate per cercare di sconfiggere l’inquinamento! Ecco le 5 più importanti!
Invenzione di The Ocean Cleanup, azienda olandese salita alla ribalta nel 2013 grazie al brevetto di imbarcazioni che sono in grado di spazzare la plastica presente nel mare. Il loro obiettivo è cercare di eliminare almeno la metà del cosiddetto Great Pacific Garbage patch. Si tratta di un enorme isola di spazzatura che si è venuta a creare nel bel mezzo dell’Oceano Pacifico e che attualmente ha le dimensioni di Spagna e Portogallo sommate insieme. Alcuni anni dopo aver sviluppato il prototipo della nave che gli ha dato fama, questa società è riuscita a creare un battello detto Interceptor alimentato ad energia solare che riesce a prendere i rifiuti anche nei fiumi, prima che questi arrivino in mare. Quindi riescono a fermare il problema a monte. Questo battello è in grado di raccogliere circa 50.000 kg di rifiuti da un fiume in un’unica giornata. Per realizzare questo compito si avvale dell’uso di alcune barriere galleggianti che riescono a prendere i rifiuti e ad indirizzarli verso un punto di raccolta. È proprio la corrente che riesce a permettere l’incanalamento dei rifiuti verso il nastro trasportatore che poi li tira fuori dall’acqua e li carica sul battello per immagazzinarli lì. Il battello inoltre si avvale dell’utilizzo di alcuni sensori che permettono il riempimento di tutti i contenitori in modo omogeneo. Pertanto finché i contenitori non si sono riempiti tutti in modo uguale, l’imbarcazione non va via.
Un’altra tecnologia che permette di estrarre la spazzatura dal mare è il Seabin Project, ossia un cestino galleggiante che raccoglie l’acqua intorno a sé intrappolando poi la spazzatura presente al suo interno. Questo oggetto riesce a a dare il massimo se viene messo dove ci sono correnti molto forti o anche all’interno di un porto, in modo da riuscire a raccogliere tutti gli oggetti e materiali che galleggiano nei dintorni. Ha anche la capacità di riuscire a eliminare i rifiuti più piccoli, come le micro-plastiche e mozziconi di sigaretta. In 24 ore è stimato che riesca a purificare circa 25.000 l d’acqua. Un altro vantaggio molto importante è che i costi di funzionamento sono bassissimi mentre l’efficacia è molto alta. Per ora ne sono stati distribuiti circa 850 prototipi in tutto il mondo e sono riusciti a raccogliere da soli 2122 tonnellate di spazzatura.
Il drone Waste Shark è composto da sciami di robot spazzini che si occupano di pulire il mare. Questa tecnologia è stata elaborata prendendo spunto da un animale realmente esistente, lo squalo balena, che mangia plancton e pesci molto piccoli filtrando l’acqua che assorbe grazie a dei particolari setacci che ha nelle sue branchie. Uno dei vantaggi del drone Water Shark è che può essere programmato e quindi indirizzato volontariamente dove si desidera pulire, quindi basta inserire le coordinate e lasciare fare alla guida automatica. I piccoli gruppi di droni si mettono all’opera e finché l’algoritmo che hanno impostato non rileva che la capacità del cestino sia piena, non fanno ritorno a bordo della nave.
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Bisogna ricordare che il mare non è l’unico ad essere sporco. Ci sono anche le spiagge da ripulire: per questo motivo è stato inventato il Beach Bot, un macchinario realizzato dalla Project BB. Il Beach Bot è dotato di una tecnologia che gli permette di spostarsi da solo e di trovare e raccogliere la spazzatura soprattutto di piccoli dimensioni. Infatti è provvisto di una serie di telecamere ed è programmato grazie a un algoritmo che gli permette di mappare l’ambiente circostante e che con delle spazzole presenti “pettina” fra la sabbia in cerca dei rifiuti più piccoli; in questo modo è in grado di pulire la spazzatura che rende più brutte e sporche le nostra spiagge.
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Il Silver 2 è un’eccellenza tutta italiana, infatti è stato sviluppato dall’Istituto di Biorobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Questo drone è anche chiamato il robot granchio perché imita il modo di spostarsi di questi piccoli animali marini, in modo da poter esplorare il fondale senza danneggiare l’ecosistema. Può fare piccoli salti ed analizza in modo accurato il fondale marino e per poi inviare quello che rileva ai laboratori di ricerca. Il Silver 2 quindi è nato come strumento per fare ricerca riguardo alla superficie dei fondali marini, ma presto verrà riconvertito come strumento per raccogliere i rifiuti che ci sono sul fondo del mare e quindi contribuire alle operazioni di miglioramento ecologico del mare.
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