La mossa aziendale più intelligente di sempre

A volte le cose non sono come sembrano: dietro un gesto banalissimo si può nascondere ben altro. E lo sa bene chi ha ideato questa strategia.

La mossa aziendale più intelligente di sempre Tuttogratis.it 20211230
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È proprio vero che a volte un gesto può valere più di mille parole. Se questa asserzione è vera nella vita quotidiana, puoi solo immaginare che tipo di impatto può avere nel mondo della pubblicità. Online si possono trovare tantissimi modi e trucchetti, tradizionali o meno che hanno un unico obiettivo: promuovere un prodotto. Ma qual’è il modo giusto per farlo? Sono diverse quelle aziende che incappano in errori grossolani, fallendo di fatto la vendita. Se non possiamo dare lezioni a nessuno, possiamo però parlare di una mossa pubblicitaria che ha fatto decisamente parlare di sé.

La strategia pubblicitaria che ha fatto la storia (e non solo)

Quante volte, noi consumatori abbiamo avvertito una sorta di pressione da parte di chi voleva promuovere la vendita di prodotto? Il primo segnale che qualcosa non sta funzionando nella tua strategia di vendita è proprio questo: la percezione dell’insistenza.
Se è naturale che un venditore debba portare il consumatore verso un determinato prodotto è anche vero che deve essere un’operazione quasi impercettibile. Sappiamo bene che l’obiettivo finale è la vendita, ma abbiamo bisogno di veder nascere il desiderio e il bisogno di quell’oggetto.

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La mossa aziendale più intelligente di sempre Tuttogratis.it 20211230

Come annunciato, non voglio parlarti delle tecniche di vendita vincenti ma portare un grande esempio di strategia pubblicitaria che ha avuto dei risultati incredibili. Devi sapere che nel mondo del calcio (come in tanti altri settori) c’è un forte legame tra lo sport e marketing. Partendo da questa premessa, l’episodio in questione ci porta indietro nel 1970 durante la Coppa del Mondo.

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I mondiali, sono da sempre, un momento ideale per l’espansione di moltissimi brand. In Messico durante la coppa del mondo, spiccavano su tutte 2 marche: Adidas e Puma.
Due brand che avevano a capo rispettivamente i fratelli Dassler. Imprenditori, fratelli e rivali che si contendevano un giocatore: Edson Arantes do Nascimento, conosciuto come Pelè. Questa rivalità vide una sorta di patto, onde evitare di darsi reciprocamente una serie di noie: ovvero quello di evitare di stipulare un contratto a Pelè.

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Neanche a dirlo, questo accordo venne violato, infatti Rudolf Dassler, a capo della Puma fece la sua mossa per avere la meglio. Secondo Barbara Smit nel suo libro Three Stripes Versus Puma, Puma pagò a Pelè la cifra di $ 120.000. Ma non è tutto, il brasiliano a inizio partita chiese all’arbitro di fermarsi per potersi allacciare gli scarpini, ponendo l’attenzione sul marchio. Un’ottima mossa di marketing, che costò la famosa “guerra delle sneakers”, sfide a colpi di scarpe.

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