http://attualita.tuttogratis.it/politica/che-cose-il-comunismo-spiegato-in-breve/P204359/

Ha ancora senso parlare di comunismo? A quanto pare sì, se non altro per spiegare alle giovani generazioni una forma di società e un movimento politico che hanno radici non tanto lontane da noi. Ecco, allora, che cos’è il comunismo, anche se sarebbe più corretto parlare di comunismi al plurale, visto che questo approccio politico ha assunto nel corso degli anni forme molto diverse.
Cos’è il comunismo? Se ne sente parlare spesso, non sempre in maniera lusinghiera, ma non è facile dare una definizione univoca a questo vasto e variegato modello politico. Cerchiamo allora di fare un po’ di chiarezza su questa forma di società sognata da alcuni partiti politici del passato e del presente.
Da cosa deriva il termine comunismo
Molto semplicemente, il termine comunismo deriva da Comune, il quale a sua volta deriva dal latino commūnis, che significa pubblico, che appartiene a tutti; tuttavia, il termine latino significa anche imparziale, equilibrato e neutrale. L’etimologia rimanda dunque a un’idea di società egualitaria, in cui c’è un accesso comune alle risorse.
Cos’è il comunismo
Riassumendo all’osso, il comunismo comprende idee politiche, politche e sociali che condividono una stessa prospettiva. Tale punto di vista riguarda l’esistenza di strati sociali egualitari, in cui i mezzi di produzione siano comuni e l’organizzazione del lavoro sia collettiva.
Quando nasce il comunismo
Non è facile dire quando sia nato il comunismo, perché le idee su cui si fonda circolano già dall’età arcaica, ai tempi della Mesopotamia. Tuttavia, è solo in età moderna che si comincia a parlare di un pensiero comunista vero e proprio. Per esempio ideali comunisti, come l’abolizione della proprietà privata, erano in voga durante la Riforma protestante. Nel 1700, il comunismo assume forme più concrete, ma siamo ancora lontani dalle teorie che lo hanno reso storico. Il salto in avanti si deve certamente alla Rivoluzione industriale, base della futura lotta di classe. La nascita del Partito Comunista invece viene fissata al 1848, anno della pubblicazione del Manifesto del Partito Comunista di Marx ed Engels.
Il Marxismo e il Manifesto del Partito Comunista
Il più noto sostenitore del comunismo è certamente Karl Marx, filosofo tedesco, che scrive con Friedrich Engels il Manifesto del Partito Comunista. Con loro, il comunismo assume carattere rivoluzionario. Cardine del Manifesto e del pensiero marxista è la lotta di classe, cioè il contrasto tra i pochi che possiedono i mezzi di produzione e la maggioranza delle persone che rappresenta la forza lavoro e non possiede nulla.
In base a questa teoria, il capitalismo, cioè la società presente, è basato su una classe dominante, i borghesi, e una subordinata, formata dal proletariato. Per superare ciò, il marxismo parla di una rivoluzione che elimini il capitalismo e porti a un controllo sui mezzi di produzione da parte dello stato. Tra i due momenti, Marx aveva previsto un periodo di transizione detto Dittatura del proletariato, che avrebbe dovuto sostituire la dittatura dei borghesi.
La Rivoluzione Russa
Il marxismo non è l’unica forma di comunismo nata alla fine dell’Ottocento, ma è quella su cui si è fondata la Rivoluzione d’Ottobre avvenuta in Russia nel 1917. A guidare la cacciata degli zar e la fine dell’impero russo è stato Lenin, capo del Partito Operaio Socialista Democratico Russo bolscevico. Nel 1919, Lenin invita tutti i vari partiti socialisti marxisti a confluire in unico Partito Comunista e rinomina l’organizzazione dei partiti comunisti Internazionale Comunista, che sarà attiva fino al 1943. Dopo di lui, sale al potere in Russia Stalin che elabora l’ideologia del marxismo-leninismo, che fa sfociare il paese in un’aspra dittatura. Dal comunismo sovietico hanno preso poi ispirazione diversi regimi comunisti, come quello di Mao in Cina.
753