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L’aracnofobia, ossia la paura dei ragni, e la paura dei serpenti, ofidiofobia in termini scientifici, sono molte diffuse tra la gente di tutto il mondo. Anche il cinema ci ha illustrato queste paure con campioni di incassi come l’omonimo ‘Aracnofobia’ e ‘White snakes, terrore in volo’, dove questi animali erano rappresentati come un vero e proprio flagello. La maggior parte delle persone pensano che queste paure siano innate, ma adesso una ricerca pubblicata su una rivista inglese dimostra che si tratta di reazioni psicologiche apprese da bambini in maniera rapida e quasi incosciente.
Secondo la teoria più diffusa, la paura dei serpenti e l’aracnofobia si sarebbero sviluppate con facilità nella specie umana semplicemente per un vantaggio in termini evolutivi: aiutarci a stare alla larga da animali spesso velenosi e potenzialmente pericolisi per l’uomo. Ma la ricerca pubblicata dalla rivista specializzata Current Directions in Psychological Science indica invece che queste paure sono solamente frutto dell’educazione ricevuta da bambini.
Gli autori della ricerca hanno realizzato un esperimento con bambini di età inferiore ai 7 mesi. Ai bimbi venivano mostrate immagini di serpenti e ragni, ed altre di esseri viventi meno pericolosi, come i fiori gli elefantini. Mentre le immagini scorrevano, i ricercatori diffondevano anche una voce spaventosa o allegra e rassicurante. Quello che è emerso è che i bambini non si mostravano spaventati dalle foto dei ragni e dei serpenti, ma una volta associate alla paura anche attraverso i diversi suoni, queste impressioni rimanevano molto più a lungo nella memoria rispetto a quelle ricevute dai fiori e dagli elefantini.
La ricerca dimostra quindi anche che questi ragni e serpenti vengono riconosciuti più rapidamente, anche se la paura nei loro confronti non è mai innata.
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